«Questo è il mio corpo dato per voi… Questo è il mio sangue versato per voi»: l’Eucaristia ci fa continuamente memoria di una vita offerta e di uno che muore perché tutti abbiano la vita.
Ci fa memoria di uno che vive e che ama in modo serio, senza compromessi e senza paura, unicamente aperto alla vita; di uno che ha ridato vigore ad una parola che rischia, anche oggi, di essere cancellata dai vocabolari e dal cuore degli uomini: la parola gratis.
Sì, Gesù è uno che ha vissuto, amato, servito… gratuitamente. Non ha mai voluto essere pagato, non ha mai chiesto il contraccambio per ciò che faceva… solo ha chiesto, a chi capiva di aver ricevuto tanto e gratuitamente, di donare con altrettanta abbondanza e gratuità.
Pensavo a questa vita seria, grande, generosa di Gesù Cristo… Pensavo alla sua passione per la vita… a quanto doveva amarla per essere disposto a salire la croce purché ogni uomo la ricuperasse in pienezza…
Pensavo all’Eucaristia che per noi, piccole comunità cristiane, fa memoria di tutta questa enorme realtà: noi spezziamo il Corpo di Cristo, la stessa vita, perché ognuno ne possa avere, perché ognuno possa ritrovare le coordinate del suo esistere e, a sua volta, diventare dispensatore di vita.
Vivere seriamente, amare seriamente, impegnarsi con coraggio, generosità e gratuità a favore della vita… ecco ciò che nasce in noi come grande consegna dal celebrare «in verità» l’Eucaristia.
E poi, accanto a questi pensieri, ponevo quelle realtà difficili da accogliere, quelle notizie di vita negata, di morte cercata, di violenza messa in atto da meccanismi assurdi di potere e di forza.
Realtà difficili che non sono solo i grandi fatti della Cina, dell’America Latina e di tanti altri luoghi di guerra e guerriglia che consegnano delusione e amarezza… ce ne sono tanti altri, vicini a noi.
Leggevo delle reazioni provocate nei genitori dall’intervento di un insegnante di religione che si era permessa di approfondire con la sua scolaresca il tema dell’aborto e accusata, per questo, di portare avanti una «crociata illegale» a favore della vita…
Mi capitava tra le mani una rivistina destinata a ragazzine di 12/14 anni che dedicava un ampio servizio – spiegando particolari, rischi e vantaggi – di metodi anticoncezionali… e non mi risulta che qualcuno abbia portato avanti qualche forma di protesta contro certa stampa che incoraggia a «giocare all’amore» a dei ragazzi e a degli adolescenti che ancora non sanno amare.
Leggevo anche di gravi conseguenze, sulla psiche di fanciulli e ragazzi, provocate dalla visione di certi films dove l’unico messaggio è la forza e la violenza con tutto quello che ne fa seguito.
E poi la logica ormai diffusa ai nostri giorni: tutto ha un prezzo, tutto ha un costo, dovunque ci deve essere un guadagno, nelle cose più grandi come in quelle più piccole.
L’Italia ha aumentato i fondi stanziati per il Terzo Mondo, bello…, ma l’Italia non ci perde di sicuro; avrà certamente maggiori considerazioni per questo, le sarà più facile attingere alle risorse di questi paesi che ha aiutato. Perché se si pubblicizza che le grandi industrie esportano i loro capitali nei paesi poveri, non si dice poi che il prodotto finito tornerà di nuovo alla base e pagato molto meno di quello che sarebbe costato qui da noi.
Anche al bambino che è stato promosso bisogna comperare la bici o, se è più grande, il motorino… tutto deve essere pagato, ricompensato, anche quello che ci viene chiesto come sacrosanto dovere.
Siamo davvero distanti da una vita seria e da un cuore grande e generoso! Ce n’è di strada da fare! C’è più la tendenza a «giocare alla vita», a «giocare all’amore», a giocare – purtroppo – anche con la vita e la miseria degli altri.
Alla sequela di Gesù, noi vogliamo maturare cuore e atteggiamenti nuovi, diversi, molto diversi.
Da credenti abbiamo il compito di non restare indifferenti di fronte a tutto questo. Non possiamo accettare che ci gonfino i muscoli per lasciarci con la testa vuota e il cuore arido. Non possiamo accettare che si mettano le mani sulla vita e che l’unico criterio per stimarla valida sia considerare se dà o meno fastidio, se produce o meno. C’è di più, molto di più.
Per ricuperare le ragioni della vita, è necessario partire dalla custodia della vita, a tutti i costi e sempre.
Un uomo che nasce o un uomo che si ammala ed invecchia, è sempre uomo, è sempre vita ed è sempre legato a me da quelle trame che solo l’amore è capace di tessere. In nessun modo e per nessuna ragione lo possiamo considerare fuori di questa logica di amore. Ci perderemmo in esistenza e dignità: oggi i nostri figli e i nostri anziani, domani noi stessi.
No, non possiamo giocare con la vita. Non è cosa nostra, realtà che possiamo gestire unicamente a partire da noi; siamo chiamati a diventarne custodi, servi e responsabili. E’ per questo che, come Gesù, tutta la vita ci interessa. Non diremo mai che ci dà fastidio: né il piccolo coi suoi schiamazzi, né il vecchio coi suoi lamenti, né l’ammalato che grida di dolore… non ci dà fastidio… disturba forse i nostri sogni e i nostri progetti ma non ci dà fastidio. C’è spazio, c’è amore anche per lui.. e c’è pane. Sì, c’è anche pane: non barattiamo la vita con il conto in banca! Non è giusto. La vita vale molto di più. E anche l’amore è più ricco quando è più fecondo.
Occorre ricuperare in gratuità e generosità. Ci sono tante persone, e non solo giovani ma anche adulti e appartenenti alla terza età, che sanno rendersi disponibili per aiutare gli altri.
Credo che la novità per la chiesa e per la storia sia proprio in queste forme di volontariato grande e gratuito che moltissimi sanno esprimere. Spesso non sono capiti, talvolta anche tacciati di illusi o anche penalizzati… ma sono loro la voce profetica di oggi.
Giovani obiettori impegnati qua e là… Coppie di qualsiasi categoria che si affiancano ai missionari per sostenere e aiutare i poveri, gli handicappati, gli anziani… Charitas, Celim, Amnesty International, gruppi missionari… quanti! E con attività le più varie e le più strane… con l’unico interesse di aiutare qualcuno! C’è una moltitudine che lavora in silenzio e con umiltà per il bene dei fratelli. E gratis.
Ma c’è ancora posto per tutti. Per tutti quelli che capiscono che la logica del dono conta molto più che la logica del profitto e del guadagno; per tutti coloro che hanno a cuore la vita dei fratelli; per tutti coloro che, come Gesù, sentono di doversi sporcare le mani perché anche altri abbiano la vita; per tutti coloro che hanno capito che ricevere l’Eucaristia è anche imparare a seguire il comando del Signore: «Date voi stessi da mangiare».
E’ qui la vita seria, la vita vera, la vita che conta. Non ci verrà chiesto, alla fine, il capitale che abbiamo accumulato, l’onore ricevuto, la fama acquisita…, ma «Quanto abbiamo saputo amare? Quanto abbiamo dato di noi agli altri?».
Questo e questo solo ci permetterà di essere «conosciuti» da Colui che, per primo, ha intrapreso la strada dell’amore e della vita assunta con coraggio e gratuità.
Allora presenteremo la nostra vita… e la porta ci sarà aperta.