Doni diversi per l’utilità comune

 Un’autentica Eucaristia genera una comunità di chiamati che interpretano la loro vocazione come risposta ai doni ricevuti. Ciascuno partecipa così al dono di amore che Cristo ha realizzato pienamente nella sua pasqua.

 

 

Celebrare Eucaristia è celebrare una storia d’amore.

E’ celebrare l’amore di Dio Padre che da sempre nutre tenerezza per l’uomo, che lo ha tanto amato da averlo creato rendendolo partecipe del suo stesso essere, offrendogli un giardino da abitare e una signoria su tutte le cose… e poi lo ha continuamente accompagnato con le sue premure, lo ha guidato, lo ha sostenuto, rimproverato, sorretto con la promessa…

Tutta la storia di Israele è storia di questo rapporto di amore tra Dio e il suo popolo, storia anche densa di atteggiamenti contrastanti proprio perchè costruita da Dio e dall’uomo, e così è vicenda di incontro e di lontananza, di fedeltà e di tradimenti, di grazia e di peccato. Ma sempre appare chiaramente la realtà di un Dio pieno di amore che chiama all’amore.

Un Dio, amante dell’uomo, che continuamente fa giungere i suoi appelli all’amore.

Un Dio, servo dell’uomo, che in mille modi chiama ad interpretare la vita come tempo e luogo nel quale misurare la grandezza proprio a partire dalla capacità di rendersi servi.

Un Dio, ricco di misericordia, capace di solidarietà, disponibile al perdono… che chiama l’uomo a far sue queste grandi caratteristiche e a colmare la sua vita di questi atteggiamenti che, soli, possono renderlo grande e in grado di interpretare in modo autentico e vero la sua «immagine e somiglianza» con Dio.

 

L’amore «impossibile» di Dio

 

E… dall’altra parte l’uomo che ha risposto con i suoi sì e i suoi no, con i suoi entusiasmi e le sue titubanze, i momenti felici in cui ha scoperto la gioia di sentirsi grande nell’amore e i momenti tristi in cui ha tradito l’amore e si è prostituito a idoli consacrati dall’egoismo, dal tornaconto e dalla voglia grande e diabolica di sentirsi sufficiente e di essere lui stesso «signore a se stesso».

E così, spesso ha riempito la storia di cattiveria, di odio, di divisione… è arrivato anche a uccidere il fratello, a non sentirsi responsabile di colui che Dio stesso gli aveva affidato come marito, come moglie, come genitore o come figlio, come fratello o compagno di viaggio.

Lontano dall’amore e incapace di rispondere, l’uomo ha costruito le guerre, le gelosie, i giudizi trancianti… chiuso in se stesso non ha saputo rispondere all’amore.

Nella pienezza dei tempi – è ancora l’Eucaristia che ci fa fare memoria di questo – Dio ha mandato suo Figlio perchè fosse chiaro che lui accettava ancora di amare l’uomo… perchè fosse chiaro quale risposta si attendeva dall’uomo: risposta di amore, di servizio, di dono di sè, di vicinanza al fratello, di disponibilità alla collaborazione e al perdono.

Ecco, il Cristo che celebriamo è annuncio di un Dio che ama ma anche annuncio di quale risposta ogni uomo, in Gesù, è chiamato ad offrire.

In Gesù è chiaro che Dio vuole bene all’uomo: non si è disposti a mandare il figlio, ad accettare anche di fargli correre rischi, ad offrigli una proposta di rifiuto e di croce… se non perchè si ama. Un amore forte, radicale… un amore di cui solo Dio è capace tanto è grande e «impossibile».

Ma, in Gesù, è chiara anche la risposta a questa provocazione di amore: la vita ha senso solo se giocata nell’amore. Lui realizza la sua vocazione divenendo per tutti quel grande sacerdote di cui avevamo bisogno e solo e unicamente perchè ha offerto se stesso, ha amato fino al punto di saper rispondere all’altezza dell’amore di Dio, divenendo lui stesso amore libero, disinteressato, oltre la legge e le prescrizioni. Ha accettato di divenire servo, di diventare pane per la fame dell’uomo, ha accettato la croce, ha accettato di farsi prossimo… e tutto ciò è la più grande e perfetta risposta alla chiamata d’amore che Dio ha posto sull’umanità di ogni tempo.

 

Dalla celebrazione alla vocazione

 

Celebrare Eucaristia allora diventa per ognuno di noi il momento in cui celebriamo la grandezza dell’amore di Dio per noi, perchè tutta una storia ci fa memoria di questo, ma diventa anche la grande occasione in cui avvertiamo che da «amati» siamo chiamati a divenire «amanti» e cogliamo nell’amore la grande possibilità di rispondere alla chiamata di Dio e di realizzare il suo progetto su di noi.

Celebrare Eucaristia è capire che la sola grandezza della vita, il solo senso… è unicamente qui, nel divenire noi stessi amore, dono; è capire che avremo risposto alla vocazione solo nella misura in cui avremo imparato ad offrire noi stessi là dove siamo, con le persone che ci sono state affidate e in quei luoghi nei quali siamo stati posti per costruire la storia.

Prendere coscienza che «siamo chiamati» è allora sapere che la grandezza della mia esistenza dipende unicamente non dal che cosa faccio e dove mi trovo, ma dal come esprimo il mio essere nella chiesa e nella storia.

Ciò che rende grandi non sono i ruoli o le attività più o meno in luce, ma il cuore profondo con il quale ci poniamo dentro quelle attività e quei ruoli che ci sono stati affidati dalla vita stessa.

Si può fare il più grande dei lavori, quello più nobile e non essere capaci di amare perchè mossi solo dalla voglia di prestigio e di tornaconto e si può svolgere anche l’attività più umile ma che diventa grande perchè in essa ci si mette il cuore e il desiderio di servire e offrire se stessi.

La nostra risposta all’amore sta nella capacità di diventare attenti alla comunità, ai suoi bisogni, alle sue urgenze e rispondere per quello che sappiamo fare e per come sappiamo. Si tratta, in fondo, di maturare il coraggio di interpretare la vita ponendoci costantemente l’interrogativo di come possiamo servire, di come possiamo essere utili, di come possiamo con la nostra vita sostenere, aiutare i fratelli, di come possiamo realizzare quella chiamata all’amore che è scritta dentro di noi e che l’Eucaristia che celebriamo ci ricorda continuamente.

 

Una comunità di chiamati

 

E allora nasce una comunità cristiana in cui si è attenti alle urgenze, si è sensibili a quei servizi che sono indispensabili per la formazione e la vita della comunità: sacerdoti, religiosi, diaconi, catechisti, lettori, operatori della carità…

Nasce una comunità in cui il sacerdote sa di essere chiamato a giocare il suo sacerdozio come servizio alla gente, ai poveri, agli ultimi… senza pretese e senza privilegi; in cui lo sposato sa che la sua grandezza è nell’interpretazione dell’amore di coppia come servizio di annuncio e di testimonianza perchè attraverso di essa tutti sappiano come Dio ama la chiesa e l’uomo.

Nasce una comunità in cui ogni giovane, ponendosi di fronte al suo futuro, si interroga su come poter meglio servire ed essere utile a qualcuno; in cui i gesti di carità si moltiplicano perchè tutti, dai piccoli ai grandi, sono in grado di rendersi disponibili alle sollecitazioni per quelle forme si solitudine, di povertà e di sofferenza presenti in ogni comunità.

Nasce una comunità in cui i vari ministeri di cui c’è bisogno sono ricoperti con gioia, dopo essere stati scoperti come opportunità per adempiere all’amore e non vengono continuamente demandati al prete e alle suore o a qualche persona stimata «più santa» di altri.

Ecco, un’Eucaristia autentica genera una comunità di chiamati nella quale ognuno sa di poter unirsi al sacerdozio di Gesù Cristo perchè lui stesso è in grado di imparare giorno per giorno ad offrire se stesso.

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