“Gesù prese il pane e, pronunciata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli…».
Non è un pane semplicemente dato. E’ un pane spezzato e dato a tutti.
In questo gesto dello spezzare il pane c’è tutta la ricchezza e la forza di quel Gesù che, tra poche ore, spezzerà la sua vita perché tutti ne abbiano in abbondanza.
Ma è estremamente interessante leggere anche tutta l’esperienza di Gesù come un continuo spezzarsi a servizio degli altri.
Così allora Gesù ci appare dal Vangelo come l’uomo-Dio che va, giorno per giorno, interpretando la sua esistenza alla luce di questa grande ora che si compie nel Cenacolo e al Calvario.
Spezza la sua esistenza con l’uomo, accetta nell’incarnazione di assumere la vita, la storia, la fatica e il dolore dell’umanità.
Spezza il suo «pur essendo di natura divina» per divenire in tutto simile a noi.
Spezza il suo tempo con tutti coloro che incontra e avvicina, un tempo pensato da Dio come tempo della manifestazione della salvezza…; presso alcuni si ferma un tempo prolungato, mangia con loro.
Spezza la sua potenza per guarire e sanare gli ammalati; ridona la vista ai ciechi, l’udito ai sordi, la gioia di saltare a chi era immobile al fianco della strada a chiedere l’elemosina.
Spezza la sua comprensione e la sua forza di perdono con coloro che hanno sbagliato e hanno bisogno che una porta venga loro aperta per dare consistenza al loro desiderio di novità.
Spezza la verità con tutti coloro che hanno il coraggio di ascoltarlo e di interrogarsi di fronte a lui e si lasciano ammaestrare con docilità e libertà di cuore.
Spezza l’annuncio della presenza del Regno con chi ha fame e sete di giustizia e di novità ed è cresciuto nella tensione dell’attesa della manifestazione della salvezza… ma sa anche spezzare la sua denuncia contro tutto ciò che sta ostacolando il compiersi di questo Regno.
Ecco, credo che il gesto di Gesù che nei giorni decisivi spezza la sua vita per ogni uomo, sia maturato lentamente dentro il suo stile, dentro il suo modo di cogliersi come presenza del Padre che, in Lui, percorre le strade degli uomini. Il gesto dell’Ultima Cena diventa il gesto conclusivo di un lungo e faticoso cammino: ha dato tutto, non gli resta che donare la vita.
«Lo spezzò…»
E’ lui che spezza, è lui che si offre.
E’ sempre difficile cogliere in questi eventi l’intrecciarsi di responsabilità umane e il compimento di un preciso progetto del Padre ma, al di là di questo, resta la volontà di Gesù di non subire gli avvenimenti e di assumerli nella logica del dono e dell’offerta perché solo così l’uomo può capire che Dio lo ama davvero anche quando è schiacciato, o violentato, o torturato ed oppresso, quando è in balìa dei potenti.
Si offre, si spezza lui… è ancora Signore degli avvenimenti, non ne è travolto; sa affermare anche in questo ingranaggio terribile e demoniaco del potere la sua logica di dono: «Sono io che mi offro»…
«Lo spezzò… per tutti».
Non ci sono restrizioni nel dono, non ci sono privilegi, non ci sono discriminazioni.
E’ un accettare che la sua vita spezzata sia al servizio di ogni uomo: a servizio del povero e del debole perché sappia che Dio è con lui; a servizio del potente e del ricco perché sappia che non avrà futuro; a servizio di chi sta crescendo perché colga nell’amore, nel dono e nell’offerta di sé, le grandi linee e i grandi valori sui quali costruire la vita; a servizio di chi lotta per la giustizia e la pace, perché sia certo che Dio è la sua forza; a servizio di chi si impegna per gli altri, li sostiene, li cura, li consola…perché non si stanchi e trovi in questa silenziosa premura la certezza di essere gradito al Padre.
Non ci sono confini o barriere in Gesù che spezza la vita per l’uomo, per ogni uomo.
Vivere a fondo questa dimensione dell’Eucaristia, celebrare in verità questo spezzare il pane credo che ci conduca ad assumere con coraggio la logica del dono e dell’offerta di noi accogliendola come proposta di salvezza che qualifica la nostra esistenza. Non ci è possibile essere nella verità se non in questo accettare di diventare noi stessi dono.
Crescere nell’amore. Non si improvvisa nulla nella vita, tantomeno nell’amore. Non ci si ritrova dal giorno alla notte, capaci di grandi gesti di amore se non perché, giorno per giorno, si accetta di crescere, di spezzarsi per il bene dei fratelli.
La spiritualità che accompagna un uomo che vuole vivere in pienezza questa dimensione, è l’atteggiamento di un cuore che sa offrire se stesso in ogni cosa e in ogni realtà, che sa assumere ogni gesto come possibilità di darsi a favore degli altri.
E sono infinite le domande che la vita ogni giorno ci rivolge perché diventiamo capaci di imparare a spezzarci. Dallo spezzare l’attenzione, l’ansia, la preoccupazione, la solidarietà… fino a spezzare il mio pane, i miei beni. La vita ci educa a spezzare le nostre capacità, le nostre doti, i privilegi… perché chi non ha, possa essere arricchito da me.
Ciò che sostiene una logica di questo tipo, è il maturare della grande convinzione che tutto ci è stato donato gratuitamente e che tutto, quindi, siamo chiamati a donare; che non siamo padroni di nulla, che ciò che ci rende graditi al Signore è questa capacità di condividere e di spezzarci per…
E per ogni uomo… Anche per noi, come per Gesù Cristo, il dono non deve conoscere confini, né preferenze o remore. E se rimane vero che ci è più facile donare e offrirci a chi accoglie volentieri il nostro dono e la nostra offerta e si manifesta riconoscente… è anche vero però che nell’ottica di Gesù Cristo il nostro dono dovrà essere aperto anche a chi amiamo a fatica, anche quando siamo tentati di pensare che tanto non se ne farà nulla o, forse, il dono sarà disprezzato.
Così capiamo l’urgenza di allargare il cuore e con esso l’amore a ogni situazione e ad ogni uomo, senza lasciarci trasportare da pregiudizi, etichette o voglie di dividere in categorie i fratelli.
E quando ti costringono a spezzarti? Quando gli eventi, le situazioni… diventano talmente grandi da costringerti a offrirti e a mettere a disposizione la tua vita? Non sarà mai, non può succedere: perché ti possono togliere anche la vita, ti possono costringere ad essere martire, ma, ricorda sempre, che il tuo martirio (cioè l’autentico amore) te lo giochi prima di tutto nella profondità del tuo cuore, là dove nessuno può arrivare a renderti schiavo.
Ogni gesto di amore, piccolo o grande che sia, matura ed esplode prima di tutto dentro di te. E’ lì che sei chiamato ad offrirti, a renderti disponibile, a sciogliere le catene dell’egoismo, dell’indifferenza e della chiusura che, così spesso, ti impediscono di «spezzarti davvero per ogni uomo».