L’Eucaristia… pane per la vita del mondo, celebrazione della vita risorta, proclamazione dell’amore che spezza le catene dell’odio e della cattiveria.
Questo è il sostegno della speranza cristiana, la ragione profonda per la quale il credente è un uomo che attende e che ha anche il coraggio di sognare, di dire che qualcosa di nuovo c’è all’orizzonte dell’uomo e della storia.
E’ estremamente importante cogliere nell’Eucaristia celebrata e pregata, la grande forza di novità e speranza che essa vuole consegnare.
Intorno a me, vedo segni di morte…
Non c’è dubbio: giornali, televisione, mass-media… sono un bombardamento continuo di annunci di morte. Di morte dell’uomo là dove è privato di tutto ciò che gli è indispensabile alla vita: dal pane alla giustizia, dalla casa al lavoro, dai suoi diritti alla libertà; l’uomo che muore nel suo diritto ad esserci, anche se piccolo, anche se malato, anche se anziano; l’uomo che muore nella sua capacità di affetto e di amore perché anche questi sentimenti così profondi diventano questione di soldi e di commercio; l’uomo che muore nella sua capacità di dare senso al futuro, perché gli viene impedito di sognare e di progettarsi; l’uomo che muore anche nella possibilità di trovare un giusto equilibrio con la natura per l’inquinamento dell’aria e dell’acqua.
E ancora le grandi associazioni di morte sempre attuali e sempre sulle prime pagine… La vita davvero conta poco: stragi sulle strade, stragi fra cosche mafiose, stragi terroristiche.
Segni di morte… ma accetterò per sempre questa logica? Mi adeguerò anch’io fino al punto di schierarmi dalla parte del più forte, del potente per avere, in qualche modo, garanzie di vita?
C’è ancora spazio per la speranza? E per una speranza che passi attraverso una vita semplice, condotta nella mitezza, amando la pace? C’è ancora spazio per una logica diversa, per il sogno?
Ecco, credo che si inserisca qui, su questi profondi e drammatici interrogativi, la potenza dell’Eucaristia come memoria di una vita apparentemente sconfitta da logiche di morte ma che Dio ha fatto risorgere.
Si inserisce qui, l’Eucaristia, per dare speranza all’uomo, per permettergli di aprirsi al futuro, per dargli la possibilità, nonostante tutto, di non essere triste.
E’ prima di tutto, l’annuncio di un Dio che non è insensibile e sordo di fronte al soffrire dell’uomo ma, piuttosto, coinvolto nei suoi destini, un Dio presente anche nei dinamismi più tragici e che proprio da lì, dal basso, è in grado di esprimere la potenza della novità e di far tornare la gioia e il sorriso. E’ l’affermazione che la parola definitiva del travaglio dell’uomo non sarà la morte, l’ingiustizia, la violenza… ma che sarà la vita e tutto ciò che è legato ad essa: la pace, la libertà, la fraternità.
L’ultima parola non sarà parola di morte ma di vita, perché Cristo è risorto.
Ed è anche dire che le logiche dei grandi sono inconsistenti: non avranno futuro; non saranno loro ad emergere alla fine ed a segnare la storia; saranno invece i poveri, i miti, i pacificatori, gli onesti… loro sono «beati», a loro è dato il futuro, loro sì saranno i signori della storia.
E allora? Allora l’uomo può tornare a sognare e a sperare. A sognare, con Isaia, il giorno in cui «il lupo starà assieme all’agnello, il vitello e il leone pascoleranno insieme…»; a sognare il giorno in cui la città terrena sarà governata con giustizia e il potere sarà attenzione ai poveri e agli ultimi; a sognare il giorno in cui gli strumenti di guerra e di morte saranno trasformati in strumenti che alimenteranno la vita e accresceranno la bellezza e la bontà.
Tornare a sognare con Martin Luther King, profeta dei nostri tempi, il giorno in cui «sulle verdi colline dell’Alabama i bambini bianchi giocheranno con i bambini neri», senza paura, senza pregiudizi razziali, ma in una vera e profonda fraternità.
Posso sognare… e avere la certezza che questo avverrà. E’ la grande forza che prorompe dall’Eucaristia: il Signore è veramente risorto e tutto questo ha consistenza.
Si compirà… in un giorno che non so, ma in un giorno certo anche se non prevedibile.
Tutto sta camminando verso questo giorno, verso questa novità! Sta camminando anche se non me ne accorgo, anche se faccio fatica a delinearne i contorni, anche se mi sembra impossibile, anche se il dolore e la tragedia a volte mi colpiscono talmente da vicino da farmi dubitare di tutto questo.
Questo giorno stabilito si compirà anche attraverso di me. E qui si gioca, in prima persona, l’autenticità della nostra partecipazione all’Eucaristia.
La mia partecipazione è vera ed autentica quando mi lascio investire da questa responsabilità ed impegno nel diventare protagonista nel farsi di questa novità. E’ una partecipazione vera quando assume e rinnova in me il desiderio di ripercorrere i sentieri di Gesù Cristo: la scelta dell’onestà, lo schieramento per e con gli ultimi, l’assunzione di uno stile di vita povero, la ricerca dell’ultimo posto per servire meglio… sapendo che la novità è in queste logiche.
Diventa, credo, la possibilità di mettermi dentro, in prima persona, in questo progetto di mondo nuovo, perché esso passa anche attraverso di me. Dovessi anche morire per questo, dovessi anche dare la vita per il compimento di questa novità… so che io risorgerò col mio sogno; so che il domani mi appartiene; so che con Gesù Cristo sarò anch’io vincitore; so che nella mia capacità di essere oggi mite, servo, povero… avrò domani la possibilità di giudicare la storia, di dire ciò che è vero e ciò che è falso, ciò che è autentico e ciò che non lo è.
Sarà tardi? No, sarà il tempo del Regno, la definitiva venuta di ciò che avrò atteso, il tempo che Dio ha pensato perché fosse tempo di salvezza per ogni uomo.
Ci sarà salvezza… e questo mi basta per continuare a lottare e costruire salvezza.